Essa rappresenta l'ultima grande fabbrica di filatura di cotone d'inizio Novecento presente a Legnano, un esempio di archeologia industriale.
La struttura, costituita da mattoni rossi a vista importati dall'Inghilterra, dove fu concepita come progetto architettonico, ospita al suo interno i fabbricati della produzione, una ciminiera, un teatro, gli uffici, il convitto delle suore e ricalca la tipologia degli insediamenti industriali inglesi.
Lo stabilimento è caratterizzato da: un ingresso principale con balaustra in ferro stile liberty, il tetto a shed , il perimetro con grandi finestre ad arco ribassato, torri angolari, una ciminiera in mattoni, che è il simbolo del suo passato produttivo. La superficie complessiva è di 42.000 mq.
Negli anni '50 del Novecento l'industriale Achille Roncoroni, legato alla famiglia Banfi, porterà la fabbrica a diventare una realtà manifatturiera tessile nota in tutto il mondo. Dopo la morte di Achille Roncoroni, avvenuta nel 2005, la Manifattura di Legnano ha poi chiuso nel 2008.
La fabbrica per vari decenni ha ospitato giovani lavoratrici bisognose provenienti dal nord Italia grazie alla presenza delle suore salesiane. Nella Manifattura di Legnano lavoravano infatti principalmente le donne, perché riuscivano a destreggiarsi sul filatoio con più disinvoltura. Le suore vivevano nel Convitto o Palazzo Cambiaghi che divenne parte integrante della Manifattura di Legnano agli inizi del Novecento. In fabbrica la domenica le suore organizzavano diverse attività educative e ricreative e garantivano soprattutto il pernottamento, l'infermeria, il catechismo l'oratorio femminile e la scuola materna. All'interno degli stabilimenti della Manifattura di Legnano era presente anche una chiesetta dedicata a Maria Ausiliatrice che fu sconsacrata nel 1973.
A partire dal 2013, il complesso è stato aperto al pubblico in diverse occasioni come ad esempio le giornate FAI, le domeniche a piedi o le visite guidate per le scuole.