Il nome completo era "De Angeli-Frua, Società per l'industria dei tessuti stampati S.p.A.". L'attività produttiva terminò nel 1968. Dalla chiusura dell'attività del cotonificio, la costruzione è rimasta abbandonata.
L'edificio costituisce un esempio di architettura del mattone e del ferro. La costruzione, completata nel 1893, assunse una fisionomia tale da essere chiamata "Castellaccio" o "Castello del lavoro": un corpo massiccio ed esteso, in mattoni a vista, realizzato su tre piani e con tre torri più alte di un piano, su cui si aprivano finestre binate e, all'ultimo piano, a triade; la copertura a shed del fabbricato era nascosta dalle cornici della facciata.
Il complesso fu demolito nel 1974 per lasciare posto a costruzioni moderne; vennero salvati solo gli uffici, oggi sede della Associarma, e l'edificio sulla via Pietro Micca, sede del "Dopolavoro" della Franco Tosi. La palazzina degli uffici rimasta testimonianza storica dello stabilimento De Angeli Frua fornisce un esempio delle caratteristiche tipologiche e stilistiche tipiche dell'architettura industriale ottocentesca diffusa nella Valle Olona. L'edificio a pianta rettangolare, ha le facciate in mattoni a vista con lo zoccolo in cemento decorativo, le due evidenti fasce a marcapiano e le cornici di tutte le finestre sono in pietra arenaria, materiali comunemente utilizzati in questa zona.
Recentemente, a causa del tempo e della non puntuale manutenzione, è stato reso necessario un restauro di tipo conservativo, cioè volto al recupero di tutti i materiali e le sagome originali presenti in facciata, al fine di riportare l'edificio al suo aspetto originario. I lavori hanno riguardato la sostituzione del tetto, la pulitura della facciata e il ripristino dei decori in gesso che stavano iniziando a staccarsi. I lavori di restauro sono stati ultimati nel 2007, con una spesa di 150 mila euro totalmente sostenuta dal Comune.