I simboli della Regia Patente (in allegato) sono l'argomento della quinta puntata di "Pillole d’archivio", la rubrica di Carla Marinoni di notizie e curiosità tratte da documenti presenti nell’Archivio comunale e messi a disposizione dall’Ufficio Protocollo e Archivio in occasione del Centenario di Legnano Città.
I simboli
Le rosette sparse tra le volute e le girali variopinte ricordano l’onorificenza papale della rosa d’oro. Infine compare la Corona Ferrea solo come simbolo in quanto, sebbene utilizzata per secoli per incoronare i re d’Italia, non è mai stata usata per incoronare i Savoia, ma solo esposta al pubblico in occasione dei funerali di Vittorio Emanuele II e Umberto I. Nelle pagine successive abbiamo l’impronta originale del sigillo reale e le sottoscrizioni (firme) autografe del re, Vittorio Emanuele III, del presidente del consiglio Mussolini e del cancelliere della consulta araldica Amedeo de Mezzi.
Infine per quanto attiene allo stemma cittadino, di cui abbiamo già ampiamente dato conto, ci basta qui aggiungere che si tratta di scudo sannitico, vale a dire rettangolare con angoli inferiori arrotondati, diviso in due parti orizzontali cioè troncato. Sopra è posizionata la corona turrita di città consistente in un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (porte) di cui cinque visibili, con due cordonate a muro sostenente otto torri, cinque visibili, riunite da cortine di muro il tutto d’oro e murato di nero. Compaiono due rami verdeggianti uno di quercia con ghiande, l’altro d’alloro con bacche legati da un nastro azzurro (oggi tricolore). Anche qui la simbologia è trasparente: l’alloro sacro ad Apollo già dai tempi Roma antica significa onore, con la medesima valenza circonda le chiome dei poeti, ai giorni nostri dei neolaureati in università. La quercia, tipica del patrimonio arboreo italiano, emana forza e dignità. I rami sono posti in decusse (si intersecano) come il simbolo del numero dieci (decem X) che compare sulle monete romane (asses). Il leone rampante, uno degli elementi più gettonati in araldica, è ritto sulle zampe e ne allunga una anteriore per esprimere tutto il suo coraggio e la sua maestosità, l’albero disseccato allude ad una errata interpretazione filologica (legno vecchio e non aggettivo prediale).
A conferma non può mancare la firma del commissario del re presso la consulta araldica ingegner Dionigi Barattieri.