Pillole d'archivio: la patente regia di Legnano Città (4)

Quarta puntata della rubrica con notizie e curiosità sui documenti conservati nell'Archivio comunale

Data:

27 mag 2024

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Descrizione

Le scritte della Regia Patente (in allegato) sono l'argomento della quarta puntata di "Pillole d’archivio", la rubrica di Carla Marinoni di notizie e curiosità tratte da documenti presenti nell’Archivio comunale e messi a disposizione dall’Ufficio Protocollo e Archivio in occasione del Centenario di Legnano Città. 

I motti. Sono un capolavoro di ipotesi fantasiose. FERT: qui si sono sprecati fiumi d’inchiostro. Ci limiteremo a citare qualche spiegazione che ci sembra plausibile. In latino fert è la terza persona del verbo fero (porta – sopporta). Indicherebbe la responsabilità del governo, la devozione mariana, la fedeltà di un sentimento… Tutto potrebbe essere o no. Ma se le lettere stanno per qualcosa d’altro si tratta di un acronimo F.E.R.T. ma quale tra i numerosi proposti? Diamo la preferenza a Foedere Et Religione Tenemur (siamo uniti da un patto e dalla religione) avendo presente il continuo rimando al cielo dei Savoia, o anche alla sigla di FERmeTé (fermezza) militare, di intenti, di parola; ci piace meno Fortitudo Eius Rhodum Tenuit (la sua forza ha mantenuto in piedi Rodi). Se non ci sono dubbi sulla prima delle due medaglie il cavaliere medievale in armi, già presente sul sigillo del conte Verde, con il significato di coraggio, lealtà, difesa dei deboli e dei valori religiosi, altro insoluto rompicapo è la medaglia a fronte. JE ATANS MO: ANSTRE. Diciamo subito che i due punti (segno :) sostituiscono la lettera N. ma non siamo certi se sia davvero francese antico o solo frutto di fantasia. Se trascriviamo in lingua attuale Je attends mon anstre traduciamo aspetto la mia stella vale a dire il mio destino, il mio momento. E qui siamo sempre nel Medioevo. Ma poi vediamo il leone con l’elmo alato, il cimiero e lo scudo stringere tra le zampe un’aquila (invece della serpe) e questo ci conduce a Carlo Alberto. A metà Ottocento, con il Lombardo-Veneto dominato dall’Austria, il simbolo è letto in chiave politica dai patrioti come annuncio di libertà futura: il leone sabaudo ha ragione dell’aquila asburgica. O anche: il Piemonte desidera espandersi nell’Italia settentrionale.  A onor del vero è una speranza dei patrioti, ma il re non è dello stesso parere. E ha proprio ragione: il suo astro non è quello. Infatti, quando nel 1848 varca il Ticino e dichiara guerra all’Austria, dopo una vittoria iniziale, subisce una rovinosa sconfitta a Novara e prenderà la via dell’esilio. (4- continua)


 

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Pagina aggiornata il 23/08/2024